Un personaggio un po' matto, che colleziona ossessivamente i piú assurdi oggetti del passato, è preso dall'idea di dar vita a una Fondazione che tenga viva la memoria delle cose piú sfuggenti e dei pensieri: non quelli grandi dei poeti e dei filosofi, che tanto a questi ci pensano già i libri, ma quelli che vengono a tutti quanti in qualche momento della giornata, e sembrano tanto acuti, e poi spariscono nel flusso della vita. Questo personaggio, splendidamente velleitario e a modo suo eroico, cerca così di imbrigliare la vita (e la morte) nel suo delirio apparentemente bislacco, ma profondissimo. Scritta in dialetto romagnolo, ma con molte parti in italiano, La Fondazione è un testo sulle cose che svaniscono e sul desiderio di conservarle: non a caso è stato scritto durante l'ultimo periodo di vita dell'autore. La Fondazione è stata pubblicata recentemente da Einaudi per le cure di Clelia Martignoni con la traduzione a fronte dal romagnolo curata da Giuseppe Bellosi.